L’infezione da Trichomonas vaginalis (Tv) è un’Infezione sessualmente trasmessa (IST) non sottoposta a notifica obbligatoria in Italia. Non ci sono quindi dati certi sulla quantità di infezioni contratte, ma si è notato che il 98,9% dei casi di infezione da Tricomoniasi è stato segnalato in donne e l’1,1% in uomini.
La prevenzione della tricomoniasi riveste un ruolo fondamentale nella tutela della salute sessuale e nel controllo della diffusione di questa infezione. Nell’articolo esploreremo approfonditamente il tema.
Che cos’è la tricomoniasi?
La tricomoniasi è conosciuta come l’infezione sessualmente trasmissibile (IST) più diffusa su scala globale, con una stima di ben 5 milioni di nuovi casi registrati annualmente.
L’agente patogeno responsabile di tale infezione è il protozoo Trichomonas vaginalis, che dimostra una predilezione per il sistema genitale femminile, sebbene possa infettare anche gli uomini. Questo parassita si muove e risale l’apparato genitale grazie ai suoi quattro flagelli frontali, che utilizza come una frusta, e grazie ad un quinto flagello posteriore attaccato ad una membrana ondulante.
Tricomoniasi sintomi
La tricomoniasi manifesta i suoi sintomi in tempi variabili, solitamente compresi tra 4 e 28 giorni dal momento dell’infezione. Tuttavia, è cruciale considerare che, in una percentuale significativa di casi (che può oscillare dal 10% al 50%), l’infezione può progredire silenziosamente senza manifestare sintomi evidenti.
Nelle donne il sintomo più comune è la presenza di vaginite, un’infezione della vagina che può causare: prurito, bruciore e perdita di secrezioni.
Questa manifestazione è spesso accompagnata da segni distintivi come:
- Prurito e/o bruciore alla zona intima;
- Cambiamento di colore, odore e/o quantità delle secrezioni vaginali (leucorrea);
- Dolore o irritazione durante i rapporti sessuali;
- Odore sgradevole nell’area vaginale;
- Fastidi durante la minzione.
Negli uomini, la maggior parte delle volte, non emergono sintomi evidenti pur essendo contagiosi. Se presenti, possono includere:
- Secrezioni di colore bianco dal pene;
- Eventuali fastidi durante la minzione o l’eiaculazione.
Indipendentemente dal genere, l’infezione può persistere silenziosamente, aumentando il rischio di complicazioni a lungo termine.
Trasmissione
La tricomoniasi si diffonde principalmente attraverso attività sessuali, inclusi rapporti vaginali, anali e orali. Tuttavia, è importante sottolineare che il contagio non si limita esclusivamente a queste forme di contatto intimo. È anche possibile contrarre l’infezione tramite lo scambio di biancheria, asciugamani e sex toys.
L’infezione da trichomonas può essere contratta anche in gravidanza ed è associata ad un aumento di eventi avversi, come la rottura prematura delle membrane, il parto prematuro e basso peso alla nascita nel bambino.
Sebbene sia un evento raro, poi, sono stati segnalati anche casi di neonati che hanno contratto la tricomoniasi durante il passaggio nel canale vaginale, presentando infezioni del tratto urinario e vaginale fin dai primi giorni di vita.
Rischi e complicazioni
Le complicanze sono rare e si verificano di solito in assenza di trattamento. Nelle donne, molto raramente, l’infezione può estendersi all’utero e portare a sterilità. Negli uomini, sono state descritte irritazioni al pene, infiammazioni della prostata e, raramente, sterilità.
Va inoltre notato che la tricomoniasi è associata ad un maggiore rischio di contrarre o trasmettere l’HIV, virus responsabile dell’AIDS, ed è frequentemente associata ad altre infezioni sessualmente trasmissibili, come clamidia e gonorrea. La presenza di più IST funge da indicatore di comportamenti sessuali a rischio e sottolinea l’importanza della consapevolezza sulle malattie sessualmente trasmissibili e sulla prevenzione alle stesse.
Prevenzione alla tricomoniasi
Per prevenire l’infezione di questa e altre malattie sessualmente trasmissibili è importante adottare precauzioni igieniche adeguate e praticare sesso sicuro:
- Proteggersi durante i rapporti sessuali con i giusti dispositivi a barriera (preservativo maschile o femminile, oral dam, etc.), evitando rapporti occasionali e non protetti;
- Igienizzare correttamente tutti gli strumenti o oggetti utilizzati durante il rapporto sessuale (come i sex toys) prima e dopo ogni utilizzo, evitando di scambiarli con altre persone;
- Lavarsi prima e dopo il rapporto sessuale.
Nonostante si usino dispositivi a barriera correttamente durante tutto l’arco del rapporto sessuale, la protezione non è necessariamente completa e non ci assicura da ulteriori zone infette.
Per questo è importante condurre test di screening con una regolarità periodica, preferibilmente ogni 6 o 12 mesi. Questa pratica non solo contribuisce a individuare infezioni in fase iniziale e permette di trattare tempestivamente l’infezione, evitando così possibili complicanze, ma è anche una dimostrazione di responsabilità verso la propria salute sessuale e quella dei partner.
Test diagnostici per la tricomoniasi
Una delle metodologie più frequentemente impiegate per rilevare la presenza della tricomoniasi è l’analisi delle secrezioni del sistema genitale o di altre aree del corpo impattate dall’infezione. Questa procedura comporta il prelievo di un campione biologico dalla cervice uterina, dall’uretra, dalla gola o dall’ano, mediante l’utilizzo di un tampone. Questo campione viene successivamente sottoposto a esame citologico in laboratorio per individuare la presenza del parassita Trichomonas vaginalis.
Oltre all’analisi delle secrezioni, è possibile condurre test di amplificazione del DNA o di reazione a catena della polimerasi (PCR) al fine di rilevare il DNA del parassita nel corpo. In situazioni specifiche, potrebbero essere richiesti test per valutare la resistenza agli agenti antimicrobici, con l’obiettivo di stabilire il trattamento più adeguato.
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