Nella sua forma più comune, la clamidia è una malattia sessualmente trasmissibile (MST) di tipo infettivo: insieme a gonorrea e sifilide, l’infezione da clamidia può rappresentare uno dei maggiori rischi per gli individui con una vita sessuale attiva.
In questo articolo troverai tutto ciò che è utile sapere sulla clamidia: sintomi e durata dell’infezione, modalità di trasmissione, come fare la giusta prevenzione e diagnosi.
Che cos’è la clamidia?
La clamidia è una malattia venerea, che si contrae cioè con i rapporti sessuali, provocata dal batterio Chlamydia trachomatis, uno specifico ceppo che infetta sia gli uomini che le donne e che colpisce principalmente l’apparato genitale.
La malattia è spesso descritta come un’infezione silenziosa, perché la maggior parte dei soggetti è asintomatica o presenta sintomi talmente lievi da passare inosservati.
Esistono diverse varianti sierologiche di Chlamydia trachomatis, che di conseguenza comportano patologie differenti:
- le varianti A, B, Ba e C provocano il tracoma, una congiuntivite cronica particolarmente rara nei paesi occidentali, ma che rappresenta la prima causa di cecità al mondo;
- le varianti L1, L2 e L3 causano il linfogranuloma venereo, malattia che si manifesta con linfoadenopatia regionale ed erosioni in area genitale, orale o anale;
- le varianti da D a K causano le infezioni a trasmissione sessuale (IST) associate alla clamidia, tra cui uretrite, cervicite, proctite, fino alla malattia infiammatoria pelvica.
Trasmissione e fattori di rischio
Come si prende la clamidia? L’infezione viene trasmessa attraverso i contatti intimi non protetti: rapporti sessuali non protetti, occasionali e frequenti con diversi partner, ma anche rapporti orali, anali e orogenitali. Altri possibili veicoli di infezione da clamidia sono:
- lo scambio di giocattoli sessuali,
- il passaggio di fluidi diretti e indiretti (ad esempio attraverso le mani),
- la co-infezione con altre MST (dall’infezione da HIV alla tricomoniasi).
Anche la madre, durante il parto, può trasmettere la clamidia al nascituro, comportando alcune patologie neonatali quali congiuntivite (30-50% dei casi) e polmonite (10-20%).
Tempo di incubazione e durata
La clamidia ha un tempo di incubazione da 1 a 3 settimane, dopo le quali appaiono i primi sintomi dell’infezione. Ma attenzione: in questo lasso di tempo i soggetti colpiti da clamidia sono già contagiosi e possono trasmettere l’infezione ai loro partner.
Nella maggior parte dei casi, la clamidia è una malattia silente con sintomi lievi o vaghi, difficilmente imputabili all’infezione. Anche in assenza di trattamento, in circa 2 casi su 3 la sintomatologia si riduce entro 4 settimane: tuttavia, indipendentemente dalla gravità dei disturbi, le infezioni da clamidia possono comunque avere conseguenze a lungo termine.
Per questo motivo è importante riuscire a diagnosticare e curare la clamidia in modo efficace, anche in assenza di sintomi, attraverso periodici test di screening per le MST.
Sintomi della clamidia nell’uomo
Con quali sintomi si manifesta la clamidia? Qualora presente, la sintomatologia varia molto da un genere all’altro. In genere, i sintomi comuni della clamidia nell’uomo sono:
- Secrezioni mucose provenienti dall’uretra;
- Sensazione di bruciore o disagio durante la minzione;
- Dolore e/o gonfiore ai testicoli o nell’area circostante;
- Dolore o infiammazione nell’ano;
- Minzione frequente o urgente.
In assenza di un trattamento appropriato e tempestivo, la clamidia può arrecare danni duraturi alla salute maschile, anche se meno frequentemente rispetto alla donna. Alcune delle possibili complicazioni a lungo termine connesse all’infezione da clamidia sono:
- Prostatite: la clamidia può diffondersi alla prostata, causando un’infiammazione associata a dolore pelvico, problemi urinari e disagi durante l’eiaculazione;
- Infertilità: i danni causati ai testicoli e alle strutture riproduttive possono influire sulla produzione di sperma e sulla loro funzione, portando a problemi di fertilità;
- Sindrome di Reiter: in alcuni casi, l’infezione può scatenare una patologia autoimmune appartenente alla famiglia delle artriti reattive, che colpisce le articolazioni provocando fenomeni infiammatori oppure la pelle e gli occhi sotto forma di congiuntivite.
È doveroso sottolineare che molte di queste conseguenze sono evitabili attraverso una diagnosi tempestiva ed un trattamento adeguato dell’infezione. Inoltre, è fondamentale ricordare che, anche se non si provano disturbi particolari, la clamidia può essere passata al partner, provocando possibili disagi e danni alla salute dell’altra persona.
Sintomi della clamidia nella donna
Nonostante si manifestino meno frequentemente, i sintomi della clamidia tendono a essere più gravi nelle donne rispetto agli uomini. L’infezione provoca disturbi come:
- Secrezioni vaginali anormali in termini di colore, consistenza e/o odore;
- Bruciore o dolore durante la minzione;
- Dolore durante i rapporti sessuali;
- Sanguinamento intermestruale o dopo il rapporto sessuale;
- Dolore o sensibilità nell’area pelvica o nella zona degli addominali bassi.
È rilevante sottolineare che l’infezione può progredire e peggiorare anche senza sintomi evidenti: allo stesso modo degli uomini, se sottovalutata, la clamidia può comportare danni rilevanti alla salute anche nelle donne.
Tra questi citiamo la MIP (Malattia Infiammatoria Pelvica), che si può presentare quando l’infezione si diffonde dall’area vaginale all’utero, alle tube di Falloppio e alle ovaie rischiando di creare danni irreversibili agli stessi. Ma citiamo anche un maggiore rischio di infertilità, di gravidanza extrauterina, di aborto spontaneo o di parto prematuro.
Pertanto è necessario sottoporsi a regolari test di screening ed esami per le malattie sessualmente trasmissibili, specialmente se si è attivi sessualmente o si sospetta una esposizione all’infezione, al fine di prevenire le complicazioni più gravi della clamidia.
Prevenire la clamidia e le MST
La clamidia rappresenta un vero e proprio pericolo per la salute pubblica: di tutte le malattie sessualmente trasmissibili segnalate in Italia rappresenta il 7,2% dei contagi.
Per prevenire la clamidia e le altre MST è importante:
- Utilizzare dispositivi a barriera durante i rapporti sessuali (preservativo maschile, condom femminile, oral dam), evitando contatti occasionali e non protetti;
- Igienizzare strumenti e oggetti usati durante l’attività sessuale (tra cui i sex toys) prima e dopo ogni incontro, evitando di scambiarli con altre persone;
- Condurre test di screening con una regolarità periodica, preferibilmente ogni 6 o 12 mesi, in modo da contenere la diffusione del contagio, trattare tempestivamente la clamidia ed evitare le possibili complicanze dell’infezione.
Test diagnostici per la clamidia
Uno dei test più comuni per diagnosticare la clamidia è l’esame delle secrezioni del tratto genitale, che prevede il prelievo di materiale biologico dall’uretra, dalla cervice, dalla gola o dall’ano, tramite tampone. Il campione viene quindi analizzato in laboratorio per rilevare la presenza del batterio Chlamydia trachomatis grazie ad un esame citologico.
Oltre all’esame delle secrezioni, possono essere eseguiti test di amplificazione del DNA o di reazione a catena della polimerasi (PCR) per rilevare il batterio nell’organismo. In alcuni casi sono necessari test di resistenza agli antibiotici per determinare la cura più efficace.
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